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In seguito al successo del Convegno sulle cure palliative promosso dall’Associazione L’Amore Donato onlus lo scorso Dicembre, quest’anno si riapre un confronto ed uno scambio sul significato e sulla centralità della cura non solo in ambito professionale ma anche umano e sociale. Dopo aver avuto ospiti insigni per professionalità sul palliativismo e la declinazione della Legge 38/2010 in ambito italiano, quest’anno il tema centrale della proposta formativa sarà la cura e tutto lo spettro di declinazioni che comprende. La tecnica e la conoscenza umana non riescono a rispondere al bisogno di prossimità e compassione di fronte alla sofferenza e al dolore di molte situazioni, c’è un bisogno urgente ed emergente di riscoprire l’origine della relazione di cura.
Il valore della cura emerge nella cultura antica in un intreccio di almeno due accezioni complementari: in senso negativo la cura indica un peso angosciante e insostenibile che nasce dal limite della condizione umana; in senso positivo la cura è una forma di dedizione ai bisogni dell'altra persona, da cui scaturiscono comportamenti virtuosi e competenti. A partire dalla cultura moderna questa complementarità si perde: la cura di sé si arresta di fronte al riconoscimento di una insuperabile finitezza, mentre la cura degli altri tende a istituzionalizzarsi, in una prospettiva sempre più riduzionistica e specialistica. In entrambi i casi entra in ombra l'idea di una rapporto originario tra cura e persona: la cura diventa una prestazione impersonale e circoscritta, la persona tende ad assumere atteggiamenti opportunistici e puramente strumentali. La sfida che abbiamo dinanzi comporta la possibilità di riconsiderare la cura come una modalità fondamentale dell'essere umano, rispetto alla quale ogni pratica specialistica deve configurarsi coniugando compassione e competenza, reciprocità e asimmetria, autonomia e responsabilità.